David Italo Piazza, noto in arte come Italo Dino o come Dino Piazza, nacque a Roma nel 1899 da famiglia israelita. Partecipò alla guerra del 1915-18, militando nell'arma degli Alpini; esperienza che lo segnò profondamente e di cui egli lasciò toccante testimonianza in un esteso diario di guerra. Di questo diario sono stati pubblicati ampi stralci negli Annali della Fondazione Ugo La Malfa (Anno 2003, Vol. XVIII).
Seguì quindi gli studi tecnici, laureandosi a Roma in ingegneria civile. Sposatosi con Natalina Luzi, da cui ebbe una figlia, Elena, si trasferì a Milano dove trascorse alcuni anni, esercitando la professione di ingegnere edile, della quale rimangono interessanti tavole dei suoi progetti tecnici. Tornò quindi a Roma dove visse con la famiglia dapprima in Trastevere, poi, dai primi anni '40, in Via di Villa Ruffo, in una proprietà del Principe Ruffo, accanto a Villa Strohl-Fern, che com'è noto ospitava in quel periodo diversi artisti. A pochi passi da Piazza del Popolo, da Via Margutta, dal "Baretto" di Via del Babuino (come testimonia Ugo Moretti in "Gente al Babuino"), poteva frequentare con assiduità l'ambiente artistico romano di quegli anni.
A partire dagli anni Trenta si era dedicato soprattutto alla fotografia, coltivata durante i frequenti viaggi con la moglie a Venezia e Viareggio. Seguiva il percorso fotografico per intero, non limitandosi a scattare ma proseguendo con lo sviluppo delle pellicole nella camera oscura creata nella cucina di casa. Sono foto particolari, quadri già di per se stesse e se ne accorgerà l’amico pittore Marino Mazzacurati, che intorno agli anni 1938–39 insieme ad alcuni artisti amici, tra cui lo scultore ungherese Amerigo Tot, lo incoraggerà a dedicarsi alla pittura.
Pur continuando ad esercitare un'attività lavorativa nell'azienda paterna, al posto del padre che era stato colpito dalle leggi razziali, prese a dipingere con grande assiduità, applicandosi per parecchie ore del giorno (e della notte), formandosi con metodo una vasta cultura pittorica e seguendo con attenzione la pittura italiana e straniera contemporanea; tra le sue fonti di ispirazione vanno nominati Van Gogh, Matisse, Gauguin, Cézanne, Modigliani, Klee, Kandisky, e Marc fra gli altri. Nel 1941 partecipò ad una collettiva tenutasi a Viareggio ed il suo quadro, che fu esposto accanto ad un'opera di Lorenzo Viani, ebbe un giudizio lusinghiero sul giornale "La Nazione" del 9/9/1941.
Successivamente si astenne dall'esporre in collettiva, benché spesso invitato, facendo eccezione per la Quadriennali del 1948 e del 1951; nella Quadriennale del 1951 vendette un quadro. Nel 1948 espose una personale alla galleria "La Margherita", presentata al catalogo dal poeta e critico Ercole Lanza di Trabia; ed ebbe un favorevole ed incoraggiante giudizio critico da Valerio Mariani in una rassegna radiofonica sulle arti figurative (RAI 25/10/1948). Di lui scrisse anche Ugo Moretti nella "Libertà d'Italia" (12/10/1949) presentando un profilo della personalità e segnalando l'interesse del suo lavoro.
Negli anni che precedettero la morte prematura lavorò intensamente preparando una seconda personale che fu poi organizzata, postuma, dalla moglie e dalla figlia nel 1955, nella galleria "L'Asterisco", presentata al catalogo da Ugo Moretti. A proposito di questa mostra Marcello Venturoli (Paese Sera del 14-15 dicembre 1955) disse che i quadri di Piazza ivi esposti avrebbero figurato degnamente in una retrospettiva della Quadriennale che si inaugurava in quei giorni. Anche Piero Scarpa ne parlò in termini molto elogiativi ("Il Messaggero" del 4/12/1955) ed il Prof. Mariani ribadì il suo favorevole giudizio nella rassegna radiofonica sulle arti figurative del 26/11/1955. Incoraggiate da questi giudizi, la moglie e la figlia presero l'impegno di far conoscere meglio la pittura di Dino Piazza e nel 1958 presentarono un'altra mostra personale alla galleria "San Sebastianello". La mostra, presentata al catalogo da Carlo Giacomozzi, riscosse molto successo (vedi articolo di Lorenza Trucchi sulla "Fiera Letteraria" del 25/5/1958, segnalazione radiofonica di Valerio Mariani del 12/5/1958, articoli di Berenice su "paese Sera" del 16/5/58 e su "Il Punto" del 17/5/58).
Nel 1967 fu esposta una scelta di opere nei locali del "Centro Internazionale di Studi e di Relazioni Culturali" (5-29 aprile '67). Nel 1969, seguendo il consiglio di Mario Rivosecchi che aveva evidenziato la presenza di una forte vena umoristica come componente, non esclusiva, della pittura di Dino Piazza, i familiari inviarono fotografie dei suoi quadri alla giuria della "Quinta Biennale dell'Umorismo nell'Arte" di Tolentino che decise di effettuare un mostra rievocativa del pittore, esponendo 18 opere dell'artista. A conclusione della mostra la giuria assegnò a Dino Piazza un "Diploma d'onore" e una medaglia d'oro alla memoria. In quella occasione su di lui hanno scritto, tra gli altri:
Nell'anno accademico 1998-1999 Simonetta Lux, titolare della Cattedra di Storia dell'Arte Contemporanea presso l'Università degli Studi della Tuscia (Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali), assegnò alla laureanda Francesca Romana Cavallo una tesi di laurea su Dino Piazza, che fu seguita da una mostra organizzata nel maggio 2001 presso il Museo Laboratorio delle Arti Contemporanee della stessa Università. Nella mostra, presentata al catalogo da Francesca Romana Cavallo, figuravano una ventina di opere del pittore ed una rassegna fotografica di tutta la sua produzione. Sulla mostra scrisse Mariella Spadavecchia su "Il Tempo" (21/5/2001, nelle pagine locali "Mostra di Piazza, grande successo").
Il 15 marzo 2014 la galleria "Il Mondo dell'Arte" inaugurò a Palazzo Margutta (Roma, Via Margutta 55) un'ampia mostra (circa 80 opere), dal titolo "Dino Piazza - Disegni e Pitture 1940-1953". La mostra, presentata al catalogo da Duccio Trombadori e da Francesca Romana Cavallo, ebbe ampia risonanza presso la critica. All'inaugurazione intervennero i critici Claudio Lepri, Antonio Sorgente, Lorenza Trucchi, nonché il maestro Elvino Echeoni, i quali alla presenza di un folto pubblico illustrarono la figura e l'opera dell'artista, mettendo in evidenza la qualità e l'originalità della sua arte.
La mostra dette luogo ad un'ampia rassegna stampa con numerosi articoli firmati, tra cui
e con numerosi articoli redazionali sia a stampa che in testate on line tra cui repubblica.it, Trovaroma, Corriere della Sera, Cinque Quotidiano, Il Corriere Laziale, Corriere Romano, Focus On Line, focusroma.it, Giroma, Le Novæ, L'Indipendente, Romadaily, Romanotizie, Secolo d'Italia, La Nuova Voce, Segni d'Arte, ... Vari servizi e segnalazioni si ebbero anche su emittenti radiofoniche e televisive tra cui Radio Città Futura, Radio Dimensione suono 2, Radio Manà Manà, Radio Popolare, Cultural (nel suo telegiornale), Rete Oro (nella trasmissione Arte 24), Rete Sole (Tg), Teletevere, T9.
Dino Piazza ha lasciato fra le 250 e le 300 opere di cui alcune sono conservate in collezioni pubbliche e molte sono collocate presso parenti ed amici; la maggior parte tuttavia (circa 200) è tuttora conservata nell'abitazione della famiglia.